REFERENDUM ACQUA - I quesiti

13 APRILE 2010

Fermare la privatizzazione dell’acqua (Abrogazione dell’art.23 bis L. 133/08)



Il primo quesito che verrà sottoposto a referendum abrogativo riguarda l’art. 23 bis (dodici commi) della Legge n. 133/2008, relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica. Al netto delle deroghe successivamente introdotte, la norma disciplina l’affidamento della gestione del servizio idrico, del servizio raccolta e smaltimento rifiuti e del trasporto pubblico locale. Essa stabilisce come modalità ordinarie di gestione del servizio idrico l’affidamento a soggetti privati attraverso gara o l’affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%. La gestione attraverso SpA a totale capitale pubblico viene permessa solo in regime di deroga, per situazioni eccezionali che, a causa di caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfoligiche del contesto territoriale di riferimento, non permettono un efficace e utile ricorso al mercato.
Deroga che deve essere supportata da un’adeguata analisi di mercato e sottoposta al parere dell’Antitrust.
Con questa norma, dando per salvaguardate le attuali gestioni già affidate a soggetti privati o a società miste, si vuole mettere definitivamente sul mercato le gestioni dei 64 ATO (su 92) che o non hanno ancora proceduto ad affidamento, o hanno affidato la gestione del servizio idrico a società a totale capitale pubblico.
Queste ultime infatti cesseranno improrogabilmente entro il dicembre 2011, o potranno continuare alla sola condizione di trasformarsi in società miste, con capitale privato al 40%. La norma inoltre disciplina le società miste collocate in Borsa, le quali per poter mantenere l’affidamento del servizio dovranno diminuire la quota di capitale pubblico al 40% entro giugno 2013 e al 30% entro il dicembre 2015.

Aprire la strada della ripubblicizzazione (Abrogazione dell’art. 150 del D.lgs 152/06)



L’articolo sottoposto ad abrogazione disciplina come uniche forme societarie possibili per l’affidamento del servizio idrico integrato, le Società per Azioni. Obiettivi: qualificare il percorso referendario come relativo al tema dell’acqua; intervenire sul problema della gestione, attraverso forme societarie idonee a svolgere una funzione sociale e di preminente interesse generale. L'abrogazione non provocherebbe automaticamente cambiamenti per quella parte di popolazione che già oggi e da tempo ha visto il proprio servizio idrico integrato affidato a società a capitale interamente privato o a società a capitale misto pubblico-privato.

Eliminare i profitti dal bene comune acqua (Abrogazione dell’art. 154 del D.lgs 152/06)



Si tratta in questo caso di abrogare poche parole, che consentono al gestore di fare profitti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio. Con un effetto per i cittadini di doppia vessazione, poiché da una parte viene mercificato il bene comune acqua, dall’altra gli utenti vengono obbligati a garantire il profitto al soggetto gestore.





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